Fantasio

Nel n° 12 , 23 marzo 1902 anno XIV, del periodico cesenate ‘Il Cittadino’, diretto da Nazzareno Trovanelli, compare un breve trafiletto con l’annuncio della nascita di un periodico dal titolo singolare, ‘Fantasio’. Così Trovanelli ci da conto della novità:
FANTASIO – è il titolo di una nuova rivista settimanale illustrata a colori, che ha iniziato ieri in Roma le sue pubblicazioni. Coi mezzi più seri persegue dei rigorosi fini estetici, e per la serietà della compilazione e della collaborazione, sia artistica che letteraria, riesce certamente una delle più piacevoli e gradite. Ne è direttore un giovane nostro concittadino e collaboratore, Odemea; noi facciamo a lui e alla sua rivista i più sinceri auguri.’
Anche il settimanale cesenate ‘Il Savio’,[1] del 29 marzo 1902, riporta la notizia dell’uscita di ‘Fantasio’ con enfasi. Il giovane direttore, Eligio Cacciaguerra, sottolinea che:

‘… Ha per collaboratori i migliori nomi d’Italia, sia nel campo artistico che letterario, e pubblicherà sempre, come nel primo numero, scritti e disegni originali. La rivista è diretta dal nostro concittadino e amico personale Odemea , al quale non manca certamente l’ingegno e il coraggio che ci vuole per assumersi una tale impresa.’

 Amedeo Mazzotti, che usa spesso gli pseudonimi Odemea\o, è, per la prima volta, citato nel ‘Il Cittadino’ del 28 luglio 1895 per aver ottenuto la licenza liceale, assieme ad altri tre studenti, senza esame per l’ottimo profitto raggiunto durante l’anno scolastico. Nasce a Cesena il 22 giugno 1879, frequenta la facoltà di lettere all’Università di Bologna e nell’anno accademico 1898-1899, più precisamente il 6 novembre 1899, si trasferisce in altra sede universitaria. Sempre su ‘il Cittadino’, del 14 e 21 ottobre 1900, Odemeo pubblica, in due puntate, il piacevole ‘O miracolo di San Gennaro’. Un racconto dettagliato, una testimonianza straordinaria del ‘miracolo’ viene raccolta da Mazzotti, che è presente a Napoli, mercoledì 26 settembre 1900.

‘… Si esce di casa e ci si avvia al Duomo ripetendo a se stessi che si andrà ad assistere colà ad uno degli spettacoli più caratteristici che gli uomini possano offrire, e si cerca di preparar l’animo a riceverne nella maniera più viva le impressioni. Ci sarà una folla molteplice e varia unita in un’anima sola – questa folla napoletana i cui moti sono i più spontanei e i meno frenati, che ha un canto per ogni sentimento, e un sentimento per ogni ora che passa; essa piangerà, pregherà, implorerà; ad un certo punto per duemila, tremila occhi passerà un lampo di meraviglia o di sbigottimento o di fede, duemila tremila braccia si leveranno in alto, duemila, tremila ginocchia si piegheranno, e sarà un gettarsi a terra affannoso, un percuotersi la fronte, un batter le mani su le ginocchia, un gridare, un invocare; e – chi sa? –chi può negare che non si senta ad un tratto passare e fremere per l’aria, al di sopra di tutte quelle teste abbattute, il soffio pauroso del mistero, dell’Inconoscibile? …’

L’articolo di fondo de ‘Il Cittadino’, in genere prerogativa del direttore Trovanelli, quel 1 settembre 1901 è firmato dal giovane Odemeo. Il titolo ‘ Su l’evoluzione del socialismo’ non è dei più semplici da sviluppare. In quell’anno, all’interno del Partito socialista, si manifestano tensioni e posizioni contrastanti riguardo all’atteggiamento da tenere nei confronti del nuovo governo Zanardelli, d’impostazione liberal-monarchica. Il leader socialista Filippo Turati è per una linea ‘morbiba’, disponibile a concedere la fiducia al nuovo governo. L’ala intransigente dello PSI, capeggiata da Arturo Labriola, bolla con il termine dispregiativo di ‘minesterialismo’ l’azione di Turati. Mazzotti – Odemeo prende subito posizione a favore del riformista Turati, è d’accordo con la concezione di un socialismo autonomo, che studiosi, come Juares ed il tedesco Bernstein (n. 1850-m.1932), stanno divulgando con pubblicazioni e studi veramente singolari e precorritori. Un articolo sagace che termina:

‘…La battaglia che si combatterà domani sarà delle più grandiose che si siano combattute sul terreno della civiltà; non ci saranno forze le une contro le altre, né forze dell’avvenire, ma delle forze presenti perché noi lasciamo in disparte gli epiteti stupidi e che non sono indizio d’altro che d’ una deplorevole limitazione d’idee, e anche perché ci sentiamo materiati di modernità almeno quanto certa gente che si crede ancora – magari in buona fede, poveretta! – l’esclusiva depositaria dell’avvenire ’…

Un testo giornalistico premonitore che, già, traccia il solco per una militanza attiva di ‘Odemeo’all’interno del Partito Socialista Italiano, almeno nei primi anni del nuovo secolo.
Ad ogni uscita di ‘Fantasio’, Trovanelli non manca di rilevare e pubblicizzare ai suoi lettori la composizione del novello giornale. Il 4 maggio 1902, con una puntualità attenta, il direttore de ‘Il Cittadino’ annota che:

Tra i giornali – Il 6° numero di Fantasio ha dedicato alla circostanza della settimana, il 1° Maggio, un articolo di Luciano Zuccoli ed uno di Giovanni Diottallevi, più uno splendido disegno di copertina di Duilio Cambellotti. Altro disegni vi hanno Alessandro Marcucci (la ghigliottina), Cesare Giri, Baldissarri, Romeo Marchetti e Filippo Anivitti: Trilussa [ Carlo Alberto Salustri nato nel 1871 e morto nel 1950, poeta satirico in dialetto romanesco] commenta spiritosamente «Er voto di fiducia», mentre Sem Benelli [1877 –1949 poeta, scrittore, drammaturgo, autore de’La cena delle beffe’.] scioglie il suo «Canto del fabbro». L’argomento di palpitante attualità, lo spiritismo, è trattato da Luigi Capuana [ 1839 –1915 scrittore, giornalista e teorico del Verismo], il chiarissimo scrittore che dedicò al soggetto degli studi lunghi e profondi. Giuseppe Baffico [1852 – 1927. scrittore e giornalista, fu direttore de ‘ Il Corriere Mercantile’] racconta una sua avventura semispiritica, e Giulio Bechi [ 1870 – 1917 scrittore] , il noto autore di «Caccia grossa» esprime le idee più nuove intorno all’argomento più vecchio: l’amore. Cosi ‘Fantasio’ persegue splendidamente il suo scopo, raccogliendo intorno a sé i letterati e gli artisti giovanilmente più valenti ed illustri.’.

L’unica raccolta completa di ‘Fantasio’, formata da 16 numeri, è conservata nella Biblioteca Malatestiana di Cesena ed è arricchita di un elenco, stilato a mano da Amedeo Mazzotti, con i nomi degli scrittori, dei disegnatori e loro pseudonimi. La rivista esce con molte pagine a colori ed è arricchita di rappresentazioni grafiche di pittori, che diventeranno famosi e protagonisti di movimenti innovativi della scena italiana. Odemeo si cimenta come autore di commedie. Sempre la preziosa fonte de ‘Il Cittadino’ ci dà notizia che due suoi lavori giovanili, ‘l’Anello della vita’ e ‘Intermezzo’, sono rappresentati dalla compagnia drammatica Berti – Masi, al teatro Commenda di Milano nel 1905. Da precisare, in particolare, che ‘Intermezzo’ viene stroncato dal critico del Corriere della Sera per l’incerta interpretazione degli attori che:

‘… inframmezzarono il testo di papere o lo mutilarono ad arbitrio e senza coscienza, lasciando più di una lacuna nella comprensione degli spettatori.’

Uno spirito così eclettico, ‘fantasioso’, creativo, irrequieto che spazia in molteplici campi trova, anche, nell’impegno politico il terreno su cui muoversi con abbastanza disinvoltura.
Sin dalla nascita del periodico socialista cesenate ‘Il Cuneo’ – 22 aprile 1905 – Mazzotti è un assiduo collaboratore, assieme all’avv. Gino Giommi, nella conduzione del giornale. Dal giugno 1911 e sino al 5 novembre 1911, data di chiusura definitiva de ‘Il Cuneo’, la direzione è in mano a F. Ciccotti  e A. Mazzotti. [2] Nell’agosto del 1911 un articolo di Mazzotti, sempre su ‘Il Cuneo’, propone di abolire alcune tasse gravanti sui redditi dei coloni e di rendere le Camere del Lavoro titolari di proprietà delle macchine trebbiatrici, oggetto, come è noto, di grave e violenta contesa in quel periodo in Romagna, ma che non ebbe effetti pratici.[3]
La complicata vita all’interno del Partito Socialista Italiano dove le contrapposizioni fra le diverse correnti sono all’ordine del giorno, portano, nell’aprile del 1912, all’espulsione del Mazzotti dalla sezione socialista cesenate, adducendo come motivo preminente la morosità nel pagamento delle quote associative. Così annota S. Sozzi nella ‘Breve storia della città di Cesena’  a pag. 300 :

‘… Il provvedimento pubblico d’espulsione è riservato soltanto ad Amedeo Mazzotti, commediografo sfortunato, di cui vogliono distruggere la popolarità acquisita come bravo redattore de ‘Il Cuneo’.

Precedentemente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fonda a Roma con alcuni amici l’Unione Socialista Italiana, che confluisce poi nel Fascio interventista e alimenta la variegata galassia di coloro che vogliono l’entrata in guerra contro l’Austria.
Nel 1916, rievoca sulla ‘ Rivista delle Nazioni Latine[4] la personalità di Renato Serra, ad un anno dalla morte, con un saggio degno di attenzione e denso di citazioni, tratte, in particolare, dall’opera serriana ‘ Esame di coscienza di un letterato’ . Ricorda pure un episodio, di cui è testimone, e che si collega alla tragica fine del critico cesenate:

[…Nel gennaio di quest’anno, una sera verso le nove, io percorrevo le strade di Cesena, città nativa, come ho detto, di Renato Serra. E a un crocicchio, mentre i fanali si spegnevano come, a quell’ora, in tutte le località del litorale adriatico per celarle nell’ombra e sottrarle all’insidia dei velivoli nemici, vidi alla luce grossa di una torcia apportata, un gruppo di uomini e di soldati chini su un altro soldato che giaceva disteso. Era un soldato del paese, mandato a casa in temporanea licenza per curarsi di alcune ferite riportate al fronte. Quella sera d’un tratto una convulsione epilettica l’aveva aggredito e rovesciato a terra. Voi avrete visto cento volte questa scena. La guerra odierna, obbligando a sopportare nell’immobilità le scosse e gli effetti terribili prodotti da bombardamenti furibondi, sconvolge gli equilibri ed esaspera le resistenze del sistema nervoso, risuscita da atavismi antichi le malattie che s’erano addormentate nel sangue di successive generazioni tranquille. Così ora soldati epilettici sono più numerosi che mai. Mentre attendevano l’arrivo di una lettiga che lo trasportasse via, i compagni del caduto, con nei gesti le cure guardinghe di una compassione affettuosa, gli tenevano ferme le membra ed egli ripeteva tra i sussulti dei gridi rauchi che tratto tratto la chiusura dei denti spezzava. Esclamava : Nona compagnia, alla baionetta! E poi: signor Renato! Signor Renato! Non stia così alto se no l’uccidono!, Passò un mormorio di pietà per le bocche dei circostanti e per le loro menti una lontana visione. Il malato si ritrovava nel delirio tra le impressioni di un fatto indimenticabile. Ricordava la figura del suo tenente, Renato Serra, eretto dell’alta statura, ammonente i suoi ma per se incurante di piegarsi a riparo dei proiettili nemici. …]

Il 23 febbraio 1920 ‘Odemeo’ sposa, a Cagliari, Luisa Besson, vedova Bottesini. Nascono, nel 1920, il primo figlio, cui viene dato il nome di Neri, certamente, in ricordo del personaggio Neri Chiaramonte della ‘Cena delle Beffe’, la tragedia scritta dall’amico Sem Benelli; poi nel 1922 la figlia Vanella. Nel 1921 la famiglia Mazzotti ritorna a Cesena e vi rimane sino al 1932 per trasferirsi prima a Milano, dove il solo capofamiglia è impiegato presso la Società Zolfi già dal 1929, e poi a Roma. Arnaldo Mussolini, direttore de ‘Il Popolo d’Italia’, amico da vecchia data di Amedeo lo aiuta sostanzialmente. La morte improvvisa, nel 1931, dell’influente fratello del Duce crea non poco sconquasso nell’economia, assai fragile, della famiglia Mazzotti.
Nel Casellario Politico Centrale del Ministero dell’Interno, busta 3191, è presente una cartella intestata a Mazzotti Amedeo – socialista sovversivo – . Il 18 maggio 1929 A. VII°, con disposizione del Ministro dell’Intermo viene proposta la ‘radiazione’ dal novero dei sovversivi del Mazzotti in quanto ‘serba regolare condotta politica seguendo le direttive del Partito Fascista’. Chiaramente l’amicizia con Luigi Federzoni, ministro dell’interno dal 1924 al 1926 e poi Presidente del Senato dal 1929 al 1939, collaboratore assiduo di ‘Fantasio’ con gli pseudonimi di ‘Julius’ e ‘Giulio de Frenzi’, fu d’aiuto a dare nettezza a quella scheda pericolosa esistente al Casellario Politico Centrale del Ministero dell’Interno.
Gli ultimi decenni di vita di ‘Odomeo’, muore a Roma il 16 dicembre del 1969, sono segnati da tristi vicende famigliari e da una situazione economica assai precaria dovuta, anche, alla difficoltà a trovare un lavoro stabile da pubblicista.

Pier Paolo Magalotti


[1] Il Savio, periodico cesenate dal 1899 al 1910. Giornale cattolico della prima Democrazia Cristiana. Direttore per alcuni anni fu l’avv. Eligio Cacciaguerra. La raccolta completa è inserita nel sito: www.miniereromagna.it

[2] D. Angelini, M. Camagni, G. Maroni, R. Pieri e S. Sozzi, La stampa Cesenate nel periodo giolittiano,, Cesena, Tip.Bersani s.n.c,1982., p. 200.

[3] M.Degl’Innocenti, Il movimento socialista a Cesena, in Storia di Cesena. IV. Ottocento e Novecento. 2 (1860-1922), a cura di  A. Varni e B. Dradi Maraldi, Rimini, Cassa di Risparmio di Cesena – Ghigi editore, 1991, pp. 254-5,290

[4] A. Mazzotti, Renato Serra e gli agnostici della guerra in Italia, Rivista delle Nazioni Latine. I (1916), n° 4, 1 agosto, pp 596 -611.